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Mauro Baldissoni |
Queste le parole del direttore generale giallorosso
Mauro Baldissoni rilasciate a Roma Channel
Tutti allo stadio per Roma-Napoli?
Io ci sarà quasi sicuramente la attendo con grande curiosità ed
attenzione sarà importante vedere se la Roma riuscirà a continuare il
percorso che ha intrapreso dando grande soddisfazione
22 luglio 2013 Mauro Baldissoni diventa nuovo direttore
generale della Roma. Da tifosi a direttore generale quali sono state le
sue sensazioni di quel giorno?
Non me lo sarei immaginato. Quel giorno ho accettato una richiesta della
proprietà che si è ripetuta per un po’ di tempo. Ma quello che si è
aggiunto è solo un ulteriore senso di responsabilità per dovermi
occupare di qualcosa così importante per tanta gente, per me stesso e
per la mia famiglia. Responsabilità che mi sentivo già da quando questa
nuova proprietà ha acquisito la Roma perchè mi sentivo già direttamente e
mi sentivo responsabile di quelli che erano gli eventi pur non avendo
un incarico operativo, ossia non avendo la capacità d incidere in
maniera diretta. Io questo lo ritengo un privilegio, perchè lavorare in
un settore che ha un così immediato e diretto impatto con i sentimenti
delle persone non può non essere considerato un privilegio, ma è
evidente perchè è un impatto sulla gioia, sui sentimenti quelli più puri
che ci portiamo dietro da quando siamo bambini, quelli che ci portiamo
dentro di noi nella storia della nostra crescita, implica una
responsabilità che non dobbiamo mai dimenticare di avere.
C’è stata poca pazienza nei confronti di questa società? Non parlo di tifosi ma di ambiente
I risultati aiutano, sono una cartina torna sole. Danno la
possibilità di misurare quello che si sta facendo in maniera più
semplice e diretta. Ila lavoro che si sta portando avanti dal primo
giorno è un lavoro di profondità, si sta cercando di costruire qualcosa
che possa durare nel futuro. Si sta cercando di costruire un futuro, si è
iniziato dal primo giorno e si continua ora e non è cambiato molto. I
risultati aiutano a vedere meglio che quello che si sta facendo può
essere positivo, ma noi siamo parimenti concentrati su quello che deve
essere il contorno ossia il campo e il metro settimanale del lavoro che
si svolge. Un lavoro molto più ampio, ho citato il futuro perchè quello
che riteniamo importante per questa società di calcio è quello di dare
una continuità. Ci deve essere un’organizzazione solida ed efficiente,
un lavoro che abbiamo avviato nel settore giovanile per rafforzarlo
ancora di più, che tutti sanno essere di eccellenza soprattutto per
l’impegno delle singole persone che se ne occupano. Stiamo cercando di
dare a queste persone più risorse, non solo economiche, ma anche
organizzative ed umane per fare ancora meglio di quello fatto oggi.
Parlando ancora di futuro siamo concentrati in un progetto per
realizzare una infrastruttura che è lo stadio. Sono tante le iniziative
che ci occupano e impegnano per dare solidità anche in seguito. Quindi i
risultati del campo sono soltanto la vetrina più scintillante del buon
lavoro che si deve fare.
Ci sono altre iniziative per portare i piccoli alla squadra come quella del settore famiglie?
La nostra ambizione è sempre quella di vedere riconosciuto quanto di
buono pensiamo di fare, poi non possiamo controllare quello che
ritengono interessanti coloro che raccontano la Roma e quello che viene
fatto nella Roma. Sono fiero di alcune iniziative, perchè essendo in
questo progetto, sono un rappresentate della romanità e del tifo della
Roma e ricordo le mie esperienze ed ho avuto la possibilità di suggerire
alcune iniziative che sapevo potevano essere interessanti per i tifosi.
C’era un tema sicurezza che preoccupava e allontanava le famiglie dallo
stadio, quindi dedicare un intero settore alle famiglie era un modo per
garantire che in quel settore non ci fossero problematiche relative
alla violenza e all’ordine pubblico e quindi dare la possibilità alle
famiglie di riavvicinarsi allo stadio
C’è anche un recupero della tradizione. A Trigoria un campo è stato intitolato ad Agostino Di Bartolomei
Si ci sono i campi A, B, C, l’A si chiama Agostino di Bartolomei il B e
il C possono ancora prendere il nome di eroi della storia della Roma.
Sappiamo quanto è importante la storia perchè è quello che siamo.
Ricordare gli errori delle nostre esperienze vuol dire intensificare il
nostro ricordo e rafforzare il legame. Continueremo ad omaggiare la
nostra storia perchè il miglior modo per costruire il futuro.
La Hall of Fame?
E’ un progetto che ha voluto riconoscere l’eccellenza della nostra della
Roma. Abbiamo dedicato un palco dello stadio ad ex giocatori, abbiamo
detto a loro che lo stadio deve essere la loro casa. E’ stato toccante
per me ricevere molte risposte di giocatori di tutte le epoche, molte
mail di giocatori che non giocano da tanto con la Roma perchè si sono
sentiti ricordati. Il calciatori che non gioca da tanti anni e si sente
ricordato è felice di sentirsi ancora un protagonista anche se adesso è
dall’altra parte
E’ possibile vedere Vincenzo Montella nella Hall of Fame?
Montella è esattamente il nostro problema. Noi abbiamo la necessità di
far combinare il calendario della Roma con quello della Fiorentina per
fargli ricevere in omaggio come gli altri. Abbiamo provato già due volte
a chiamare il mister ma per problemi di calendario tra Roma e
Fiorentina non ci siamo riusciti, aspettiamo l’evoluzione del calendario
per trovare la data migliore. Il bella della Hall of Fame non è legato
solo all’emozione dei premiati, ma anche il contorno. Nella prima
manifestazione dove erano celebrati i primi 11 è stato bello vedere
persone che non si vedevano da tanti anni.
Si deve creare anche un ponte con i giovani?
C’è gente che sta facendo un lavoro egregio per raccogliere
testimonianze di quella che è la Roma del passato che oggi si possono
trovare sul sito della società Sta per uscire anche un libro sulla Hall
of Fame e spero che questo sia utile anche per i giovani tifosi.
Quali sono ambizioni di questa società?
Se noi non riconoscessimo le potenzialità di questa squadra e portarla
ai vertici del calcio internazionale faremo un torto a tutti i suoi
tifosi e ancora di più non potremmo fare questo lavoro. Le ambizioni
devono essere illimitate, dobbiamo puntare all’eccellenza e dobbiamo
poterci arrivare. Diverso sarebbe dire che la Roma è regina di Europa,
ma dire che il nostro obbiettivo è portare la Roma ad essere la regina
di Europa è doveroso.
Agnelli ha detto che c’è la possibilità di cedere Pogbà.
Sabatini ha detto anche che è impossibile non valutare tutte le offerte.
C’è una mobilità obbligata nel calcio?
Nulla è obbligato, ma una corretta gestione delle risorse passa anche
per la valorizzazione dei calciatori e questo non vuol dire rinunciare
alle proprio ambizioni e competitività. L’o detto anche quando si
parlava di un potenziale trasferimento di Lamela, quando ho detto che
ogni scelta di mercato si faceva nell’interesse della Roma e non implica
una rinuncia alla competitività. Quindi anche decidere di cedere un
calciatore promettente e valido o potenziale campione come Erik o Marcos
non vuol dire dismettere un ruolo da potenziale protagonista, ma vuol
dire muoversi in un mercato competitivo, internazionale dove ci sono
competitori che hanno risorse maggiori a quelle della Roma e non si può
pensare che ci sia un uomo che sia il proprietario che va a colmare i
gap che ci sono con il Real Madrid e il Barcellona, squadre che hanno il
fatturato più alto di tutte le altre squadre le mondo, è evidente che
si ci deve arrivare per gradi, con una gestione corretta del patrimonio
tecnico senza mai rinunciare alla competitività.
Il valore in borsa della Roma è raddoppiato, come si spiega questo aumento?
Non posso rispondere a questa domanda perchè la Roma è quotata e
qualsiasi commento può essere una sollecitazione all’investimento.
Questa è una squadra che mostra avere migliori risultati e quindi una
maggiore solidità economica.
Ricavi in crescita rispetto all’ultimo esercizio?
Abbiamo avviato un percorso, vogliamo fare di più e meglio anche dal
punto di vista dei ricavi per posizionare la Roma tra i club che siano
attrattivi per quelli che sono gli sponsor, investitori nel calcio. Le
grandi aziende che diventano partner. Vogliamo tra i brand calcistici
essere i più interessanti per le migliori aziende e partner per
incrementare i ricavi.
Cosa vuol dire entrare in Europa in chiave mercato?
Parlare di mercato ora sarebbe sciocco. Ora stiamo facendo una
squadra che risponde bene ma deve ancora fr vedere il meglio delle sue
potenzialità deve assemblare tutti gli elementi all’interno di essa con
giocatori che non hanno avuto l’opportunità ancora di esprimersi al
massimo.