mercoledì 11 settembre 2013

Roma:trattativa CLAMOROSA che potrebbe portare ROBERT LEWANDOWSKI A ROMA



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Robert Lewandowski,attaccante del Borussia Dortmund.

Sempre aperta la questione attacco per la Roma. A conti fatti, nell’ultima sessione di calciomercato è questo l’unico reparto che i giallorossi non abbiano sistemato a dovere; “costretto” a cedere Pablo Daniel Osvaldo per cause esterne (leggi un rapporto con la piazza arrivato al massimo grado di contrasto che non rendeva possibile un prosieguo di rapporto), Walter Sabatini si è ritrovato con una patata bollente in mano, cioè reperire un attaccante che garantisse lo stesso numero di gol (girandola come si vuole, resta che l’italo-argentino ne ha fatti 27 in due stagioni).

Di nomi ne sono girati tanti, e anche importanti; ma alla fine sono arrivati solo esterni, certo funzionali al 4-3-3 di Rudi Garcia ma che non hanno risolto il problema di chi mette in porta il pallone. Nelle prime giornate di campionato i giallorossi hanno comunque ovviato con cinque gol in due gare: ma è chiaro che con la stagione che andrà in profondità e la condizione fisica che verrà a mancare certe domeniche, lo sfonda reti d’area di rigore potrà servire. Per ora a Trigoria c’è Marco Borriello: di fatto scaricato dopo il suo ritorno dal prestito al Genoa, il napoletano è tornato buono quando si è capito che non si sarebbe riusciti a venderlo per l’ingaggio troppo pesante. Già alla seconda partita però Garcia lo ha lasciato in panchina, preferendo schierare Francesco Totti al centro del reparto. Chiaro il messaggio: anche se Borriello è pronto a spalmarsi lo stipendio su più annualità, il suo nome non sembra rientrare comunque nel progetto Roma.

Ecco allora l’idea nuova, confermata da indiscrezioni raccolte in esclusiva da IlSussidiario.net: Sabatini punta al bersaglio grosso, che risponde al nome di Robert Lewandowski. Un bomber cresciuto così tanto nelle ultime stagioni da diventare pressochè irraggiungibile, ma certe cose possono sempre cambiare e il contratto in scadenza nel 2014 e non ancora rinnovato pesa eccome su quello che potrebbe essere il suo futuro. Sul polacco c’è l’ombra del Bayern Monaco, che di fatto se l’era già assicurato lo scorso giugno: ma il Borussia Dortmund non ha preso affatto bene l’affare Mario Gotze, ha fatto quadrato e in pratica – lo ha detto lo stesso giocatore – ha costretto Lewandowski a rimanere nella Ruhr. Ancora per poco: stando così le cose, la cessione a parametro zero sembra ormai una formalità. A meno che non si intervenga prima, ed ecco il piano: fare leva sulle reticenze di Jurgen Klopp e Michael Zorc verso i rivali della Baviera, consentendo loro di non vendere la loro stella offensiva a Pep Guardiola e per di più senza intascare un euro. Cosa possibile attraverso un’operazione da mettere in piedi a gennaio, pur se appare difficile che il Borussia si voglia privare del suo bomber a metà stagione. Tuttavia, Pierre-Erick Aubameyang (peraltro vecchio obiettivo giallorosso) può rappresentare un sostituto ideale del polacco: dire che in inverno si celebrerà un grande affare sarebbe affrettato, prematuro e forse esagerato. Scommettere invece su un possibile trasferimento di Lewandowski a giugno può non essere così azzardato: naturalmente bisognerà fare in modo di piazzare prima Marco Borriello, e poi tentare il grande colpo. Al quale, naturalmente, cominciare a lavorare da subito.

martedì 10 settembre 2013

Interessamento della Roma Benzema per gennaio

Karim Benzema


In estate, subito dopo la cessione di OSVALDO al SOUTHAMPTON, la ROMA sembrava interessata a Karim BENZEMA, ma poi non se ne fece più nulla. Ora, come riporta il quotidiano spagnolo As, l’attaccante francese sarebbe fuori dai piani del nuovo REAL MADRID di Carlo ANCELOTTI ed è possibile che a gennaio l’ex LIONE possa tornare sul mercato. Al momento i club inglesi sarebbero in vantaggio, ma non è da escludere un nuovo interesse dei giallorossi per Benzema.

venerdì 6 settembre 2013

Roma:dichiarazioni shock dell'avvocato contucci


Avvocato Contucci

Una questione che solleva sempre più polemiche, è la decisione dell’Osservatorio di sospendere più volte l’Away Card. Lorenzo Contucci, vicepresidente dell’associazione MyRoma, ha commentato questo fatto al palinsesto Calciomercato.com:
Abbattiamo questo muro di ipocrisia, è quanto si legge sul vostro portale in merito ai fatti accaduti dopo Roma-Verona. Qual è esattamente la vostra posizione in merito? 
Siamo ai limiti del grottesco. Noi di MyRoma abbiamo sempre preso le distanze dagli atteggiamenti violenti, come del resto scritto nel nostro Statuto. E’ tuttavia inaccettabile quanto sta facendo l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive che, pur di non prendere atto del fallimento del sistema tessera del tifoso, sta adottando provvedimenti discriminatori verso la tifoseria romanista che ha sottoscritto la card away in 6500 unità e che, per i profili di sicurezza, ha le medesime caratteristiche della tessera del tifoso. Da quando i romanisti sono tornati in trasferta, lo 0,011% di loro sono stati denunciati e quindi l’Osservatorio pensa bene di punirne 6500. E’ inaccettabile e francamente ridicolo. Auspico che la Roma prenda una posizione chiara sul punto e tuteli i suoi clienti/tifosi contro queste decisioni, oltretutto illogiche, visto che chi ha ferito 8 steward a Roma-Verona erano tifosi con la tessera del tifoso in tasca“.
A tal proposito, ai possessori dell’Away Card è stata vietata la possibilità di andare a Livorno ed è di ieri la notizia che la sospensione è confermata anche per la prossima trasferta di Parma. Come intendete tutelarli? 
La misura è colma. Li tuteleremo in tutte le possibili sedi giudiziarie e, come detto, auspico che la A.S. Roma faccia lo stesso per tutelare i suoi clienti. Siamo nell’Italia del 2013, non nel Cile o nella Cina degli anni ‘70. Se qualcuno delinque lo si punisca ma non si penalizzino coloro che non c’entrano nulla“.
Sono uscite le date delle partite della Roma fino a Natale. Come l’anno scorso, molti incontri programmati all’Olimpico sono in notturna. Questo elevato numero di partite penalizza la stessa società che ha istituito un settore dedicato alle famiglie, le quali evidentemente avranno più difficoltà ad andare allo stadio.Quali saranno le vostre iniziative in tal senso? La proprietà della Roma ha margini per intervenire? 
Abbiamo dimostrato attraverso documenti che la Roma ha perso molti soldi di mancato incasso perché la sera le famiglie allo stadio non vanno. La scorsa stagione la Roma ha giocato in notturna, in casa, 15 partite su 19, Alcune volte è necessario per via degli incontri europei degli antagonisti, ma altre volte l’orario viene scelto dalla Lega solo per esigenze televisive, con danno per il pubblico da stadio e per le.famiglie che, con vuoto pressapochismo, si dice di voler riportare negli impianti. E’ una menzogna, delle famiglie a questi signori interessa assai poco. Io stesso non ho abbonato una delle mie figlie, 13enne, per via delle notturne. Lo avrei fatto se ci fosse stata la garanzia di un certo numero di partite diurne. Abbiamo scritto alla Lega che ha spiegato le ragioni di così tante notturne. Saranno anche (in parte) valide ma, per favore, allora non si parli di voler riportare le famiglie allo stadio. E’ pura ipocrisia“.
La partita più importante per i tifosi della Roma, ovvero il derby con la Lazio, è stata programmata invece per le ore 15. Il biglietto del settore più popolare in vendita costerà 45 euro, mentre diminuiranno sensibilmente i prezzi delle tribune, posti pensati per persone con un reddito medio alto. Quali riflessioni le induce questa scelta della società? 
In Inghilterra le fasce popolari, una volta proprietarie morali del football – gioco che nasce in mezzo alla strada – non possono più andare per gli eccessivi costi e gli stadi sono riservati al pubblico danaroso che va dalla middle class in su. Gli americani vogliono questo, perché alzando i costi dei settori più popolari e diminuendo quello delle tribune intendono impostare un discorso simile a quello britannico, dove tutti i settori sono costosi e dove il cliente – rigorosamente seduto – guarda uno schermo sperando di esserne inquadrato ingozzandosi di Coca Cola e pop corn. Cosa che si auspica di fare con i nuovi stadi. Il calcio c’entra poco“.

Roma:intervista a Simone Perrotta

Simone Perrotta


Simone Perrotta, nove anni nella Roma (246 presenze, 36 reti), campione del mondo nel 2006 con l’Italia. Un leader da sempre e nemmeno troppo silenzioso. Ha smesso di giocare al calcio, forse troppo presto. «Ho voluto che la mia ultima squadra fosse la Roma», ribadisce, anche un po’ fiero. Ora consigliere federale e vice presidente del settore giovanile e scolastico della Figc.
E questa avventura le piace?
«Lavorare coi giovani è utile per il futuro del calcio. Certo, di campo ne vedrò poco. Mi manca già lo spogliatoio».
Risollevare il calcio italiano, una missione impegnativa.
«La nazionale i suoi risultati li ha sempre portati, il problema sono le coppe, ma qui tocchiamo un discorso che attraversa il sociale, la crisi economica. L’Italia si è impoverita e tutti ne hanno risentito. Ma i talenti da noi ci sono e vanno sfruttati».
Lei non è del partito: troppi stranieri rovinano il nostro calcio.
«No. Se lo straniero che arriva è forte, è una risorsa, altrimenti toglie il posto a uno nostro. Ma non deve essere uno sbarramento a prescindere».
Ma lei non doveva entrare nei quadri societari della Roma?
«Se n’è parlato, ora siamo fermi. Ma non è escluso che ciò prima o poi avvenga».
Adesso fa il tifoso giallorosso. Le piace la nuova Roma?
«Sì, molto. È partita alla grande, mi sembra si respiri un’aria diversa. La società ha cambiato strategia, c’è un bel mix di esperienza e gioventù. Più entusiasmo, anche».
Da cosa lo ha notato?
«Basti vedere il modo di abbracciarsi dopo i gol. Mi sembra di rivivere lo spirito della Roma di Spalletti, questo è un grande traino per arrivare ai risultati».
Anche nel gioco è simile a quella Roma?
«Per l’idea di squadra senza un attaccante sicuramente sì. Noi giocavamo con quattro offensivi, Garcia ne utilizza tre, ma i due esterni attaccano di più la porta rispetto ai Mancini e Taddei».
Certo, perdere gente come Lamela, Osvaldo e Marquinhos…
«Purtroppo adesso si deve dare un’occhiata anche ai conti. E io quei giocatori non li avrei mai voluti vedere con maglie diverse da quelle della Roma. Ma sono arrivati calciatori di ottimo livello. Su tutti Maicon e De Sanctis».
Maicon è uno che sposta, no?.
«Ne so qualcosa io. Ranieri me lo faceva marcare sempre, certe volte era imprendibile. Dovevi corrergli appresso e ripartire, mica semplice. Siamo nell’anno del mondiale, i brasiliani ci tengono alla Seleçao, per loro è più importante di una squadra di club. Maicon ha gli stimoli giusti».
E De Sanctis?
«Lo conosco da una vita, dai tempi della Juve. Un ragazzo intelligente, con una grande passione per il lavoro. In uno spogliatoio si fa sentire, uno come lui è fondamentale. Dà energia».
De Rossi?
«Mi sento di Daniele una sorta di fratello maggiore. Rivederlo in queste condizioni mi dà una gioia incredibile. Chi si stupisce di quanto sia forte è in malafede. De Rossi ora si sente coinvolto, avverte la fiducia di tutti e adesso è tornato quel giocatore di un’altra categoria. È felice. Avete visto, dopo il secondo gol al Verona, quello di Pjanic? Lui va da Ljajic, lo prende, se lo stringe e gli urla una cosa all’orecchio. Da questo si capisce quanto sia inserito nel progetto, quanto si senta leader».
Osvaldo è andato via: ma era così un cattivo ragazzo?
«Assolutamente no. Una splendida persona. Con un difetto: è istintivo, quando gli parte la vena non ragiona più. Come giocatore, ne ho visti pochi di attaccanti con le sue qualità. La Roma è fortunata, perché il suo sostituto si chiama Francesco Totti».
Sostituto?
«Sì, Checco in quel ruolo è perfetto. Merita il rinnovo? Certo che sì, lo dimostra ogni giorni sul campo».
Perché questi due anni sono andati male?
«Gli allenatori non avevano i giusti giocatori. Luis Enrique e Zeman sono poi due estremisti, forse a un certo punto era necessario cambiare rotta, come aveva fatto Spalletti da noi e Conte alla Juve».
Florenzi è il nuovo Perrotta?
«Sì, ma non deve sbagliare i gol come facevo io».
Borriello è un problema?
«Marco è una persona eccezionale. E un forte giocatore. Un attaccante con quelle caratteristiche servirà, vedrete. Non può essere un problema uno come lui, anzi».

Roma:intervista a Daniele De Rossi

Daniele De Rossi



Sull’esperienza all’Ostia Mare.
“Anche il fatto di avere un padre che conosce da sempre il calcio giovanile mi ha aiutato, perché non mi ha mai messo pressione e stress sul risultato e sul venire fuori per forza. Gli allenatori delle giovanili mi hanno insegnato la tecnica, che è la cosa più importante nel mondo del calcio. L’esperienza nel mio primo club, l’Ostia Mare, è stata importante come lo è per tutti i bambini. L’Ostia Mare è una squadra un po’ atipica tra quelle dilettantistiche, non è la classica squadra del paesino, Ostia ha 400000 abitanti, è una via di mezzo tra la squadretta e la squadra professionistica, viene fatta abbastanza selezione, non è di basso livello e fu importante per me. Mi divertii tantissimo, ricordo che venni preso dalla Roma quando avevo 9 anni, nel 1992, e non ci volli andare perché volevo restare con i miei amici e ci andai a 11-12 anni. Ricordo quell’esperienza di Ostia con affetto particolare”.
Sui primi passi alla Roma.
“Il mio passaggio alla Roma è stato graduale. Ricordo con grande commozione il primo giorno alla Roma. Avevo 11-12 anni, ricordo il distacco che c’era dalla realtà dell’Ostia Mare, i campi d’erba, l’abbigliamento, gli scarpini nuovi. Tutte cose che mi facevano pensare di essere entrato in un altro mondo del calcio”.

Sul suo passato da attaccante.
“Quando ero ragazzo giocavo attaccante. Il cambiamento è stato fatto piano piano, arrivai da attaccante, poi ho fatto il trequartista e il centrocampista offensivo e poi la mia carriera è sbocciata quando Mauro Bencivenga mi ha messo davanti alla difesa. Giocare attaccante può aiutarti anche a livello tecnico, l’attaccante non ha mai tanto tempo per giocare la palla e quindi puoi velocizzare il tuo gioco, ma mi ha aiutato soprattutto a livello tattico perché capisco prima i movimenti degli attaccanti quando gioco in fase difensiva, visto che gioco a centrocampo ma quasi a contatto con i difensori”.

giovedì 5 settembre 2013

Roma, ecco un intervista a Maicon

Maicon


Scolari glielo aveva promesso in una telefonata. «Trova una squadra di livello, che ti faccia giocare regolarmente, e potrai tornare in nazionale». Una squadra di livello Maicon l’ha trovata e così quella promessa si è già avverata, complice il suo buon inizio di stagione con la Roma. E sabato, a Brasilia, tornerà ad indossare la maglia del Brasile nell’amichevole con l’Australia, a più di due anni di distanza dall’ultima apparizione in verdeoro (datata 17 luglio del 2011, contro il Paraguay nei quarti della Coppa America). Da allora Maicon è sparito, lasciando la corsia destra a Dani Alves. Il laterale del Barcellona, però, questa volta non ci sarà per un problema alla caviglia destra e allora Scolari non ci ha pensato un attimo: «Torna Maicon, vediamo come sta».
TORNATO A SORRIDERE  Maicon ha iniziato la stagione in giallorosso con un programma personalizzato, finalizzato a recuperare il prima possibile la forma atletica dei giorni migliori. Fin dal ritiro di Riscone la Roma gli ha messo addosso un preparatore atletico (Franco Chinnici) che si è dedicato anima e corpo al brasiliano (e che è con lui anche in questi giorni, tra Brasilia e Boston, a casa di Pallotta, dove martedì giocherà sempre in amichevole contro il Portogallo). Se Maicon è tornato già a buoni livelli, il merito è suo, di Chinnici e del figlio. «Negli ultimi due anni ho esagerato con la vita notturna — ha detto nei giorni scorsi —. Ho passato un brutto periodo, non stavo bene neanche con me stesso. Poi un giorno mio figlio mi ha chiesto perché non giocavo più, mi ha commosso. E lì ho capito che dovevo cambiare». E così è stato, tanto che domenica, dopo l’autogol di Cacciatore propiziato da un suo spunto, ha festeggiato con gli occhi fissi al cielo, quasi a voler ringraziare Dio, lui che è molto religioso.
OBIETTIVO MONDIALE  Adesso, però, c’è anche un Mondiale da inseguire, che poi è il vero grande obiettivo stagionale. «Ogni volta che ho indossato la maglia del Brasile ha cercato sempre di fare del mio meglio — dice il laterale della Roma dal ritiro di Brasilia —. E ogni volta che avrò ancora l’opportunità di farlo sarà così. Giocare per il Brasile è una responsabilità, farlo in un Mondiale in casa ancora di più. La speranza è che vada bene come in passato, il mio obiettivo ora è quello di non lasciare più la squadra». Ci spera anche Scolari, che con lui e Dani Alves a destra si sentirebbe ampiamente al sicuro. «Ma non posso dimostrare niente con le parole, devo farlo in campo», chiude il laterale giallorosso. Nella Roma (accordo con Borriello per spalmare il contratto) ha già cominciato a farlo e la gente lo adora, visto che era dai tempi dello scudetto del 2001 (con Cafù e Candela) che non aveva un esterno di difesa così forte. Adesso lo aspetta a braccia aperte anche il Brasile. Poi, probabilmente, quei due brutti anni saranno davvero definitivamente nel cassetto dei ricordi. 


Maicon

Roma, ecco le novità sul futuro di Borriello

Marco Borriello


Prima il colloquio con Sabatini, in cui si è detto disponibile a prolungare il contratto per spalmare l’ingaggio da quasi 4 milioni netti a stagione, poi un gran gol sotto lo sguardo attento di Garcia. Marco Borriello si sente ormai un giocatore della Roma a tutti gli effetti e, approfittando della sosta per le nazionali, sta cercando di mettersi in mostra col tecnico francese, ben contento della sua serietà e professionalità.
Borriello punta a giocarsi le sue carte anche perché Destro continua ad alternare il campo a sedute di palestra e fisioterapia (il tono muscolare della gamba sinistra notevolmente inferiore rispetto a quello della destra). Il rientro è lontano e Borriello può fare con comodo.

Roma:ecco le parole dell'agente fifa Marco Pomponio

Marco Borriello


L’agente Fifa Marco Pomponio ha parlato delle vicende in casa Roma:
Borriello è destinato a partire a gennaio oppure è stato rivalutato?
Per forza di cose dovrà partire quando riaprirà la sessione invernale di mercato. L’immobilità della Roma in queste ultime ore è stata anche dettata dalla mancata cessione del giocatore con la quale si sperava di fare cassa”.
La cessione di Lamela può essere legata al risparmio per il rinnovo del contratto di Totti?
“Non credo. L’argentino è partito per far fronte ai problemi di bilancio nella consapevolezza che uno come Totti è intoccabile. Nonostante l’età, l’anno scorso ha fatto la differenza”.
Lo spunto di riflessione nasce dalla considerazione congiunta dei fattori età-stipendio (5 milioni di euro) del capitano…
“Totti guadagna molti soldi ma ripeto, inaspettatamente si è rivelato uno dei punti nevralgici di questa squadra. Sul piano della condizione fisica è stato perfetto”.
Astori, o comunque un altro difensore, serviva davvero?
Il buco lasciato da Marquinhos è stato colmato da Benatia e anche Castan ha dimostrato di essere all’altezza del compito ereditato. Non penso necessiti di un altro centrale, poi oggi è difficile trovare un buon giocatore in quel ruolo”.
A proposito di arrivi mancati, di Quagliarella se ne riparlerà a gennaio?
“Non penso, perché l’attaccante è stato bloccato da Conte che ha ritenuto che Gilardino non facesse al caso suo. Il campano è un’arma importante in casa Juventus”.
Burdisso è destinato a lasciare questo inverno?
Mi sembra che una cessione sia verosimile. Potrebbe lasciare Roma, ma anche il campionato italiano per tornare in Argentina con un ruolo da titolare”.
In generale, le sembra che la squadra sia più competitiva dell’anno scorso?
“Decisamente sì, nel complesso mi sembra più consapevole dei propri mezzi. È una delle formazioni più apprezzate del campionato dove Rudi Garcia ha saputo imprimere il suo gioco sin dalle prime comparse”

Roma: ecco perchè i giallorossi non hanno preso gol

Rudi Garcia
Non era assolutamente scontato che, con tre titolari nuovi su cinque, la difesa della Roma riuscisse a non beccare gol nelle prime due partite di campionato. Certo, diranno i criticoni di professione, la squadra di Rudi Garcia ha giocato contro due neo promosse, Livorno e Verona, e quindi l’impresa non è un’impresa. Al di là del fatto che il Livorno ha poi segnato quattro gol al Sassuolo e che il Verona ne aveva fatti due al Milan, ciò che conta realmente è l’affidabilità mostrata dalla Roma in fase difensiva. Perché oltre a non aver subito reti, i giallorossi non hanno mai seriamente tremato di fronte agli attacchi degli avversari. Al punto che De Sanctis, il nuovo portiere di Trigoria, non è stato giudicabile contro il Verona e a Livorno s’era dovuto sporcare la maglia solo per una punizione di Emerson.
Il ruolo di De Rossi – Nelle prime due giornate, Rudi ha proposto sempre gli stessi uomini, davanti a De Sanctis. A significare che quella è la difesa titolare e con quella si andrà avanti. Da destra a sinistra, linea a quattro formata Maicon, Benatia, Castan e Balzaretti. E, come si sa, nessun gol al passivo. Merito anche della schermatura protettiva garantita al reparto da De Rossi, piazzato da Garcia nella posizione di libero davanti alla difesa. La posizione di Daniele è fondamentale per dare equilibrio costante a un reparto che, per poter sfruttare le accelerazioni di Maicon, tende quasi fatalmente a non essere equilibrato. Ecco perché pur di sfruttare la vena del brasiliano, De Rossi in fase di possesso mantiene sempre un atteggiamento tattico molto accorto mentre con palla agli avversari è Balzaretti a diventare immediatamente il terzo centrale se Maicon è fuori posizione. Movimenti semplici che hanno bisogno, per diventare automatici e funzionali, di continuo addestramento; e con tre pezzi nuovi su cinque ce n’è bisogno ancor di più.
Occhio alla differenza – La difesa della Roma, nonostante De Sanctis non sia più giovanissimo, e Balzaretti e Maicon da tempo non siano più due ragazzini, non è la più vecchia del campionato. È, questo sì, una difesa più esperta di quella della passata stagione. Non bastano solo due partite, però, per fare un paragone credibile con la difesa dello scorso campionato: la Roma ha chiuso quello 2012-13 con 56 reti al passivo, mantenendo la porta inviolata soltanto 8 volte (la prima il 7 ottobre 2012 all’Olimpico contro l’Atalanta) e per un campionato da zone europee sarà fondamentale nei prossimi mesi non concedere il bis. Così come sarà importante mantenere una differenza-reti migliorelo scorso anno la Roma ha chiuso a +15 mentre la Juventus a +47, vincendo lo scudetto con lo stesso numero di gol all’attivo della Roma, 71. Segno che in Italia si vince con la miglior difesa, non con l’attacco più brillante.
La meglio gioventù – Alle spalle dei difensori titolari, ci sono tre ragazzini, Dodò, Jedvaj e Romagnoli, più Burdisso e Torosidis. Il reparto forse avrebbe avuto bisogno di un centrale con caratteristiche diverse da quelle di Benatia, Castan e dello stesso Burdisso, ma il ds Walter Sabatini è convinto che i due ’95, Romagnoli e (soprattutto) Jedvaj rappresentino alternative affidabili, sotto tutti gli aspetti. Se mai, l’augurio è che De Sanctis possa giocare 38 gare su 38, e che poi sia titolare anche in Coppa Italia. Per ovvi motivi.

Roma,dilemma destro:ecco quando potrebbe rientrare

Mattia Destro








E’ quasi superfluo affermare che il mercato della Roma, soprattutto per quanto riguarda l’attacco, sia stato pesantemente condizionato dal ginocchio sinistro di Mattia Destro. 



Come riporta l’edizione odierna del Corriere dello Sport, Destro (infortunatosi nel dicembre scorso in Coppa Italia contro l’Inter) è riapparso in campo dopo l’operazione del 26 gennaio nel secondo tempo del derby dell’8 aprile. Poi tutta una serie di dentro e fuori, fino al derby del 26 maggio, la finale di Coppa con Destro preferito ad Osvaldo ma non certo in buone condizioni, e l’Europeo Under 21 in Israele in cui Destro ha giocato solo una partita, quella con l’Italia già qualificata. I medici azzurri constatarono che il ragazzo non era sicuramente al meglio.

Quello che sta fermando Destro da tempo è una banale ma altrettanto insidiosa infiammazione della membrana sinoviale. Quando prova a correre o a forzare il ginocchio operato, in pratica, gli si forma del liquido con conseguente gonfiore-fastidio-dolore. Ora però, sembra che questa patologia, tipica del decorso di interventi al menisco esterno, sia stata finalmente debellata.

Alla Roma non vogliono fare più previsioni, meno che mai fornire date per un suo rientro. Qualcosa non è andata per il verso giusto, qualcuno ha sbagliato. Lo ha ammesso anche Mauro Baldissoni qualche giorno fa, ma ormai l’unico traguardo è quello di rimettere Mattia in pista. Due settimane per tornare a correre, due mesi per tornare in campo in una partita di campionato. E’ l’obiettivo non dichiarato, la speranza.

mercoledì 4 settembre 2013

Roma più forte dopo il mercato??. Ecco le considerazioni da fare.



Due partite, due vittorie, Ljajic arriva e segna. Maicon fa un mezzo gol, De Sanctis non ne prende uno e dalle sue parti non fa volare una mosca. Sembra quasi che il mercato sia andato incontro alla Roma con le braccia alzate. In realtà, pur cogliendo una miriade di segnali positivi, c’è ancora da aspettare. I sei punti in due partite, invertendo una tendenza negativa delle ultime stagioni sono già gran cosa. Ma questa Roma decisamente nuova uscita da un mercato lungo e sofferto, dovrà esere valutata meglio alla luce delle prossime giornate e dei primi match contro squadre di rango. E’ stato il mercato che non ci si aspettava. Abiurata con la partenza di Franco Baldini la linea dei giovani a tutti i costi, di fronte a necessità di bilancio (chiuso in attivo come da… intercettazione) la Roma ha deciso coraggiosamente di invertire la rotta e di puntare su giocatori fatti, pronti, se non esperti e navigati. Questo il senso di alcuni acquisti intelligenti come quelli di Maicon, De Sanctis e Benatia.


IN DIFESA
 
Maicon
COSA SERVIVA – Nella passata stagione il settore difensivo ha sofferto non poco lo sbilanciamento iniziale della squadra targata Zeman, il calo di rendimento di Burdisso, dovuto anche all’infortunio, la stagione non brillante di Balzaretti e l’inadeguatezza in tale contesto di un giocatore come Piris. Il tutto abbinato ad un rendimento non certo all’altezza delle aspettative di un portiere di rango come Stekelenburg.

CHI E’ ARRIVATO – Tanti muscoli, tanta forza e tanta esperienza in più, a scapito di una buona dose di velocità e rapidità assicurata dal crac Marquinhos, ceduto al Psg. Con De Sanctis la Roma ha preso un usato sicuro che ha nel saper comandare la difesa forse il suo pregio migliore. Maicon era (è) una scommessa, ma i primi passi sono assolutamente incoraggianti. Benatia è un ottimo acquisto ma continuiamo a pensare che la coppia con Castan non sia sufficientemente munita di velocità e rapidità pur non avendo rivali quanto a potenza. E’ arrivato anche Jedvaj, non ancora diciottenne, ma con un profilo di gran giocatore, molto diverso da Marquinhos, ma altrettanto promettente.

COSA SERVE – Un vice-Maicon più forte di Torosidis per una difesa a quattro. Forse Sabatini poteva fare una scommessa in più: cedere Balzaretti, mandare Dodò in prestito e puntare forte su un terzino sinistro importante con un vice all’altezza. Serve anche un centrale già pronto, più rapido dei due titolari diversamente veloci, a dire la verità ottimi fino ad oggi.

Kevin Strootman


A CENTROCAMPO
COSA SERVIVA – Al centrocampo giallorosso serviva tanto, ma un po’ di quel tanto c’era già in casa, solo che non si capiva che fine aveva fatto. Vale per Daniele De Rossi e parzialmente anche per Miralem Pjanic, abbastanza deludenti nella passata stagione soprattutto avendo presente il loro valore assoluto.

CHI E’ ARRIVATO – Sabatini ha optato per una via di mezzo e i risultati fino ad oggi (ma è ancora molto presto) sembrano avergli dato ragione. Ottima l’intuizione di fare la spesa più importante proprio in questo reparto. Indovinato il profilo di giocatore che serviva. Strootman risponde alle caratteristiche del centrocampista universale. Bravo nelle tre fasi, gran fisico e soprattutto grande carattere. Certo, da solo non poteva rialzare tutta la manovra della Roma.

COSA SERVE – Con Bradley, Marquinho e Taddei di scorta la coperta in realtà sembra un po’ corta. Nel senso che le alternative a centrocampo, mettendoci anche Florenzi, non sembrano qualitativamente all’altezza dei tre titolari di Garcia. Nainggolan sarebbe stato preziosissimo in tal senso, ma forse a gennaio Sabatini può pescare (anche in Francia) un quarto titolare che non mugugni se finisce in panchina.



Adem Ljajic

IN ATTACCO
COSA SERVIVA – Con Totti, Osvaldo, Lamela e Destro la Roma aveva un attacco di tutto rispetto, al quale c’era poco da aggiungere se non un Borriello di ritorno in attesa della completa guarigione di Mattia Destro. Ma in realtà le vicende di mercato, programmata la cessione di Osvaldo, realizzata in corsa (forse contro lo stesso volere di Sabatini) quella di Lamela, hanno costretto la Roma a muoversi e a cambiare nuovamente il suo pacchetto di attaccanti.
CHI E’ ARRIVATO – Intanto è tornato Borriello e, ancora in assenza di Destro, Marco può risultare prezioso e utile alla causa. Garcia ha chiesto e ottenuto Gervinho, attaccante veloce e che sa dare profondità al gioco. Meno bravo quando si tratta di buttarla dentro anche se nell’anno d’oro del Lilla con Garcia di gol ne fece 16. In sostituzione di Lamela (15 gol senza rigori lo scorso anno) ecco Ljajic, colpo a sorpresa. Il serbo si è presentato subito: primo tiro, primo gol in giallorosso.
COSA SERVE – Nell’economia del gioco imposto da Garcia un Quagliarella ci sarebbe stato proprio bene. Il tecnico francese ama infatti un reparto avanzato che non dia punti di riferimento alle difese avversarie ruotando spesso posizioni e compiti. La Roma arriva facilmente al tiro dai 20 metri e un cecchino come Quagliarella sarebbe stato molto utile. E non è detto che a gennaio non si possa fare lo scambio a tre naufragato nell’ultimo giorno di mercato.